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Zevio

Il comune di Zevio è in posizione sudorientale rispetto alla città di Verona e da essa dista 18 km. Si trova a una altezza media di 31 metri sul livello del mare e copre una superficie di ca. 55 kmq. I suoi abitanti, chiamati zeviani, sono 13283 (ottobre 2009)
Zevio ha cinque frazioni: Bosco, Campagnola, Perzacco, S. Maria e Volon.
L'abitato è lambito dal fiume Adige, che scorre in prossimità della piazza principale, dove convergono a raggiera le strade storiche.
Lo stemma del comune è su sfondo rosso. Si riconosce un avambraccio destro armato (destrocherio) che impugna due chiavi, probabile simbolo di giurisdizione civile e penale. Lo scudo è sormontato da una corona.

Cenni storici

Il toponimo Zevio, secondo l'ipotesi più corretta, rimanda ai Gepidi, come lascia supporre anche la forma più antica attestata nei documenti (Gebitus, anno 846; successivamente, Gebetum o Iebetum, secc. IX e X).

Zevio ha origini molto remote: fu abitato vagamente da popolazioni di palafitticoli, probabilmente dai Veneti, sicuramente dai celti Cenomani (dal II sec. a.C.) e dai Romani, come rivelano le numerose testimonianze archeologiche rinvenute a partire dal 1600 e culminate con la scoperta di importanti necropoli negli anni '80 e '90 del Novecento (Fienil Nuovo, Mirandola, Rivalunga, Lazisetta…).

Dal VI secolo il Veronese fu occupato da popolazioni germaniche - Sarmati, Svevi, Alani, Breoni e Gepidi - che avevano accompagnato, o solo seguito, i Longobardi. I Gepidi, in particolare, si fissarono nel territorio di Zevio, che nel IX secolo divenne importante capoluogo dell'Arimannia Gepidana, cioè un ampio e ben definito presidio militare e distretto autonomo del comitato veronese.

L'importanza del luogo nell'alto Medioevo è testimoniata anche dal fatto che già nel 903 esisteva una pluralità di chierici e quindi una pieve rurale collegiata, che sarà poi citata tra le 55 dell'antica diocesi veronese nella bolla di papa Eugenio III del 1145.
Successivamente Zevio divenne feudo dei Lendinara (1171), vassalli dell'imperatore, i quali, dopo la sconfitta di Federico Barbarossa contro la Lega Lombarda a Legnano (1176), dovettero affrontare un'insurrezione locale capeggiata dai loro valvassori (1180). Però, grazie alla protezione del vescovo Ognibene e del podestà di Verona videro riconosciuta la loro giurisdizione (1182).

In seguito Zevio fu sede del Capitaniato scaligero (all'inizio del 1383 era capitano Santo Chellucci, succeduto a Francesco De Maze); sotto la Repubblica di Venezia fu capoluogo di un Vicariato comprendente anche Palù, Albaro, Scardevara e Ponton Paquaro (attuale Pontoncello).
Verso la metà del XV secolo era già un rilevante scalo fluviale, a conferma dell'importanza economica e commerciale assunta.

All'inizio del 1500 il territorio zeviano subì vari fatti d'arme conseguenti alla lega di Cambrai, stipulata tra i sovrani dell'Europa occidentale perché preoccupati dell'espansionismo di Venezia nella terraferma. Tra le note positive di questo secolo, invece, l'inizio della coltivazione del riso, che costituirà un'importante risorsa fino alla metà del 1900.

Del secolo successivo da ricordare, purtroppo, la terribile peste del 1630, che il Manzoni ha descritto in alcune pagine memorabili dei Promessi sposi.
Si passa alla fine del 1700. Durante la prima campagna napoleonica Zevio fu interessata dalla presenza delle truppe francesi, soprattutto prima e dopo la battaglia di Arcole del 1796, quando ci furono continue requisizioni e danni d'ogni genere (tra questi, l'incendio dell'archivio comunale nel 1797). Nei primi anni del secolo seguente (per esempio, nel 1805 e nel 1809) le rappresaglie si ripeterono.

Nel 1815 la provincia di Verona fu divisa in 12 distretti: Zevio apparteneva al VII (con Isola Rizza, Palù, Oppeano, Ronco all'Adige e San Giovanni Lupatoto) ed era capodistretto. Ma nel 1824 cessò di essere sede di Pretura e nel 1853 anche di Commissariato.
Il 1882 richiama i giorni di terrore causati dalla minacciata rottura degli argini dell'Adige. La catastrofe fu evitata all'ultimo momento e il popolo interpretò questo fatto provvidenziale come intervento di Toscana, la santa patrona concittadina, che fu ringraziata con un solenne e pubblico plebiscito e l'istituzione di una festa votiva annuale, il 20 settembre. (Nella chiesa parrocchiale di Zevio, sopra la bussola dell'entrata, è visibile un grande quadro di Antonio Salomon [1883] che ritrae quei tragici momenti).
Tra il primo e il secondo conflitto mondiale il territorio di Zevio venne interessato da una lenta ripresa economica, favorita anche dalla meccanizzazione e da una migliore rotazione agraria. Le colture prescelte erano il tabacco, la frutta e gli ortaggi. Nel 1923 fu aperta anche una nuova filanda con 120 dipendenti.

Durante i bombardamenti aerei della II Guerra Mondiale molte strutture furono colpite e danneggiate: il ponte, l'ospedale Chiarenzi, l'essiccatoio per il tabacco e le case civili adiacenti a tali edifici.
Cominciarono in seguito i lavori di ripristino; inoltre furono asfaltate le strade principali e venne ripreso il mercato settimanale.
Nella seconda metà del secolo furono realizzate delle case popolari, una centrale idroelettrica, un acquedotto per tutto il territorio comunale, una rete di distribuzione del gas e ben sette edifici scolastici nuovi.

La natura

Il Fiume Adige. Elemento da sempre importante per Zevio è il fiume Adige, che qui raggiunge la sua massima larghezza tra le due arginature (ca. 260 metri).
In passato, ancor più di oggi, è stato fondamentale per l'economia del comune, grazie alla pesca, ai mulini (forse dal secolo IX), alla navigazione, ai porti e ai ponti.
Il fiume è un elemento importante non solo per il sistema produttivo ma anche per il paesaggio (aree golenali, boschi, isolotti coltivati...), e i suoi argini, già oggi parecchio frequentati, possono diventare degli ideali percorsi della salute.

I personaggi

Santa Toscana. Secondo una tradizione da molti condivisa Zevio è la patria di Santa Toscana, che qui sarebbe nata negli ultimi decenni del XIII secolo e avrebbe trascorso l'infanzia e la gioventù. Nel 1310 si sposò con il patrizio conterraneo Alberto degli Occhi di Cane; nel 1313 si trasferì a Verona sul colle ora di S. Zeno in Monte. Rimasta vedova, entrò nell'Ordine Gerosolimitano di Malta e si dedicò totalmente alla preghiera e ai bisognosi. Morì il 14 luglio del 1343 (o '44) e, secondo il suo desiderio, fu sepolta nella pubblica strada. Sul luogo però si verificarono numerosi prodigi, per cui il 29 settembre 1344 il vescovo di Verona dispose di trasportare il corpo di Toscana in un'arca di marmo rosso all'interno della chiesa del S. Sepolcro, oggi di S. Toscana.
Il culto per la santa si estese velocemente e superò i confini della provincia. A Zevio è attestato almeno dal XVI secolo; nella prima metà del Seicento già erano stati eretti due altari nella parrocchiale e un oratorio sul luogo dove, secondo tradizione, vi era stata la casa natale della santa (è l'attuale chiesetta al cimitero, a cui si è già accennato). Da tempo immemorabile si ricorda con particolare solennità il 14 luglio, giorno della sua morte.

Altichiero. Secondo gli storici dell'arte è il maggior pittore italiano della seconda metà del Trecento.
Nacque molto probabilmente a Zevio tra il 1330 e il 1335, ma il padre Domenico intorno al 1369 risulta abitare in contrada Ferraboi, a Verona.
Comunque sia, per il Vasari Altichiero fu famigliarissimo de' Signori della Scala e nel 1364 ebbe da Cansignorio l'incarico di decorare la Sala Grande del palazzo scaligero di Verona, oggi sede della Prefettura.
Dal 1369 venne chiamato a lavorare a Padova, dove fu al servizio di Bonifacio Lupi di Soragna, che lo incaricò di affrescare la cappella di S. Giacomo (o S. Felice) al Santo. Il secondo importante incarico riguardò gli affreschi dell'oratorio di S. Giorgio, sempre a Padova, eretto dal cugino di Bonifacio, Raimondino Lupi, morto nel 1379 e sepolto nella grande arca marmorea di cui oggi restano pochi frammenti.
Oltre all'opera padovana, sono da ricordare nella nostra città un affresco nella cappella Cavalli di S. Anastasia, la grande Crocifissione in S. Zeno e il Polittico di Boi nel museo di Castelvecchio.
Altichiero morì tra il 1395 e il 1397.

Il Folklore

Zevio: Una menzione va fatta per il mercato domenicale, la cui origine è assai antica: nella prima metà del 1600 si parla già di una parte del Castello denominata "Mercato vecchio". Comunque, il documento più remoto che lo cita esplicitamente è una ducale del 4 ottobre 1657, che lo ripristina dopo alterne vicende, durante le quali era decaduto e rinato, più volte.
Attualmente si sviluppa nelle due piazze – S. Toscana e G. Marconi -, lungo le vie Ponte Perez e corso Cavour. Ha 235 posteggi riservati ai settori alimentare e non alimentare, su un'area di ca. 10.000 m2. Vi sono poi 11 spazi per gli imprenditori agricoli, che occupano una superficie di quasi 400 m.2.

Tra la II e la III domenica di luglio si svolge la Sagra di Santa Toscana, risalente almeno al XVII secolo. E' stata spesso abbinata a mostre dell'agricoltura, dell'industria e dell'artigianato, nonché a manifestazioni culturali varie (oltre che, ovviamente, al tradizionale parco giostre e allo spettacolo pirotecnico conclusivo).

Da ricordare infine la Festa della Mela, iniziata nel 1952: cade la seconda domenica di ottobre ed è seguita da quella della fragola in località Campagnola. Entrambi i frutti, mele e fragole, sono prodotti tipici del comune e alla base dell'attività agricola portata ai più alti livelli di specializzazione.

Bosco: primo fine settimana di settembre: Sagra patronale del SS. Nome di Maria, con stand gastronomici e serate musicali.

Perzacco: martedì grasso: Antico Carnevale con sfilata di carri allegorici e offerta di frittelle.
agosto: Sagra di San Bartolomeo. La centanaria festa patronale attira ogni anno migliaia di persone per degustare i piatti tipici tra cui la rinomata anara, l'anatra, insieme ad altre specialità. Durante le serate si susseguono spettacoli musicali di alta qualità artistica; vi è anche un'esposizione di artigianato locale e hobbistica.

Santa Maria: secondo fine settimana di settembre: Sagra patronale della Natività della Beata Vergine Maria con stand gastronomici, serate musicali e il tradizionale assalto alla cuccagna.

Volon: seconda settimana di giugno: Sagra patronale della SS.Trinità con stand gastronomici e serate musicali.

La gastronomia

Bigoloto coi pomi e Risotto con l'anara.

Come si raggiunge

Zevio è raggiungibile attraverso l'autostrada A4 Milano Venezia (uscita al casello di Verona est oppure di Soave), la SS 434 (uscita Zevio) ed è inoltre collegata a Verona, da cui dista circa 16 km, attraverso la strada provinciale in direzione San Giovanni Lupatoto e la SS11.
La stazione ferroviaria più vicina è quella di Verona Porta Nuova, l'aeroporto più vicino è il Catutto di Verona-Villafranca.
Corse giornaliere di autobus collegano Zevio a Verona, San Giovanni Lupatoto, Legnago, San Martino Buon Albergo.